martedì 6 marzo 2018

FEDERICO CHE PENSA (E IO ASCOLTO SENZA RIDERE)

Sono state 2 settimane intense dal punto di vista intellettuale. Topofede si è sparato quasi ogni sera tutti i dibattiti possibili ed immaginabili, perché mamma doveva votare e voleva capire un po’ di più.
Sbuffava, giocava con il telefonino fino a quando le mie urla diventavano ultrasuoni, chiedeva insistentemente di guardare “The Big Bang Theory” e non la smetteva di parlare. In tutto questo trambusto però la tv rimaneva sul programma politico e qualcosa tra un disturbo e l’altro filtrava nella sua testa e veniva rielaborato.
Come rielabora un ragazzino di 11 anni (quasi 12) senza filtri.
Senza pregiudizi.

“Mamma, ha sbagliato il verbo”. In genere il congiuntivo, lo sappiamo. Una cosa del genere per lui non è indolore: in casa viene corretto, a scuola almeno tre segnacci in rosso e punti in meno sul voto finale. Il suo commento quindi è lineare: perché sudo lacrime e sangue sulla grammatica, quando i politici poi vanno in tv e la grammatica non la sanno?

“Non capisco”. Ci sono tante cose che non capisce. E sinceramente non le capisco nemmeno io. Perché il suo compagno filippino e la sua compagna cinese per lui non sono un problema ma per tanta gente si? Perché la gente si accanisce contro chi scappa dal proprio paese in guerra? Tu non scapperesti al loro posto? Perché si possono avere soldi dallo Stato senza lavorare? Perché dovrei essere contro l’Europa quando tu (madre) mi racconti sempre di quanto è stato bello per te da ragazza scoprire che i paesi vicino al tuo non avevano più confini? Adesso vogliono rimettere quei confini? E per me cosa significa?

“Non ha risposto alla domanda”. Chiaro, no? Il giornalista o il moderatore fanno una domanda, l’interlocutore di turno la maggior parte delle volte non risponde. E io in casa a predicare: se ti faccio una domanda, mi devi rispondere. E poi la tv mi smentisce.

“Perché si parlano uno sopra l’altro?” Di nuovo, io e la scuola predichiamo il rispetto, l’ascolto attivo e passivo, il dibattito a due vie. Poi veniamo travolti da una campagna elettorale fatta di insulti, urla e accuse personali (da tutte le parti!). Quindi? Come fanno queste persone maleducate a rappresentarci?

“Mamma, chi voti?” “Sinceramente non lo so. Credo che deciderò sul momento, come per fare un tuffo nell’acqua gelata”
“Mamma, chi hai votato?” “Ho votato per te, nel senso che la mia responsabilità oggi è costruirti il miglior futuro possibile, ho ascoltato i tuoi pensieri e ho scelto chi si avvicinava di più a quelli”
“Se eri così confusa perché hai votato?” “Per rispetto delle persone che prima di noi in Italia non potevano farlo. O che ancora oggi non possono farlo in alcuni paesi del mondo. Perché ogni tanto si è costretti a scegliere anche se non si vuole farlo e mi prendo comunque la responsabilità della mia scelta.”
“Hai vinto o hai perso?” “Non lo so, te lo dico alle prossime elezioni”
“Stasera guardiamo ‘The Big Bang Theory’?” “Certo che si!”

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